giovedì 30 settembre 2010

Viaggio di volontariato natalizio “Scendiamo in campo con i bambini” in Togo. 20 dicembre 2010 – 5 gennaio 2011

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L'Associazione Afriaca-Italia, Afriaca-Togo in collaborazione con Associazione JEDEV Togo organizza 2 settimane di vacanze di natale in Togo, partecipando al  campo di giochi organizzato con i bambini.

Costo: 560

Il viaggio rappresenta semplicemente un’esperienza unica e ricca di emozioni vissuta a contatto giornaliero con i bambini e gli altri volontari. Sono previste diverse attività didattico-educative da svolgere con i bambini come il disegno, i giochi di gruppo per conoscersi meglio e trasmettere ai bambini un’importante messaggio di uguaglianza e di affetto. Il momento del Natale è vissuto inoltre come momento molto importante dai bambini , anche essi trasmetteranno ai volontari i valori e le usanze importanti che vivono durante il Natale aprendo loro la porta di casa facendoli parte della famiglia per questo importante momento. Lo scopo è infatti quello dello scambio reciproco, i volontari oltre alla ricca esperienza emotiva che sicuramente porteranno a casa potranno vivere in prima persona usi e costumi natalizi della popolazione locale e momenti di vita quotidiana (le danze serali, la vigilia di Natale..) non da spettatori ma da partecipanti. Quale se non questo il miglior modo di dare sorriso e vivere un’esperienza ricca di emozioni?

Il programma
Arrivo, accoglienza dei volontari italiani presso l’aeroporto Internazionale di Lomé
Registrazione  dei volontari al Consolato d’Italia in Togo, cambio di  valuta
Riposo poi visita della spiaggia e luoghi importanti di Lomé
Partenza per il villaggio dove su svolgerà il Campo

Conscenza dei bambini, presentazione e “disegnamo insieme”
Giochi di gruppo diretti dai volontari e ragazzi dell’Associazione
Piccolo torneo di calcio per i bambini
Gare con premi per bambini
Danze e canti attorno al fuoco di sera
Vigilia di natale e natale coi bambini
Messa Natalizia con canti e danze
Partecipare alle feste del villaggio e dintorni
Visite ai luoghi sacri e storici


Lo zaino del volontario deve contenere, vari consigli e dati:
Temperatura: circa 30 gradi
Sacco a pelo morbido
Giochi e matite colorate ecc.. per i bambini
Materassino gonfiabile,
zZnzariera, pila per al SEA se è come ad andò bedo non c'è luce),
Repellenti per zanzare,
Tante pile di scorta per la macchina fotografica perchè i bambini adorano farsi fotografare e rivedere le foto alla fine erano quasi tutti senza batterie.
Cibo (Pasta) da cucinare per lo scambio culinario  - pasta diversa agli spaghetti (quelli ci sono pure lì) magari anche i tortellini secchi e condimento diverso da sugo al pomodoro (magari pesto o ragù pronto) tanto per variare un po',  eventuali pomodori freschi da aggiungere ci sono. Anche il grana può essere una buona idea.

Costo Complessivo del pacchetto: 560 euro
il prezzo include
Alloggio
Vitto (colazione, pranzo e cena per tutta la durata del soggiorno)
Acqua minerale imbottigliata illimitata
Trasferimenti da e per l'aeroporto di Lomé
Trasferimenti in pullman a/r durante tutte le escursioni
Una parte per sostenere i progetti di Afriaca e Jeudev e il campo

Il prezzo non include
Biglietto aereo A/R
Assicurazione di viaggio
Altre bevande diverse dall' acqua minerale
Il costo del visto di ingresso (35 euro)
Il costo per le vaccinazioni obbligatorie (febbre gialla) e consigliate
Lo shopping personale


Per informazioni:

venerdì 24 settembre 2010

Il viaggio di Daniela de Bartolo

Sono a Milano. Scendo dal bus che arriva da Malpensa, ho un piccolo djambè a tracolla e vado alla fermata dell’autobus.
Un ragazzo senegalese mi guarda, sorride e dopo un po’ mi dice “treccine ?”.
Sì, ho le treccine, me le sono fatte fare in Togo, a Lomè, alla fine della mia permanenza lì. Questo è stato per me il primo viaggio nell’Africa Nera. Un’esperienza profonda, mi rimarrà impressa per molto tempo.
Sono stata in Togo insieme a Manuela, mia amica e collega.
Conosco l’Associazione Afriaca, il cui presidente qui a Milano è Joseph. Tramite il progetto “Operazione scuola sicura” di Afriaca avevo scelto di offrire una borsa di studio, e mi è stato assegnato Imael di 11 anni di Lomè, la capitale. Andando lì ho potuto incontrarlo, insieme alle persone dell’associazione, passare un po’ di tempo con lui e con la sua famiglia, vedere la scuola ed il maestro. E’ stato emozionante incontrare chi avevo potuto solo vedere in fotografia. 
Per il resto della mia permanenza in Togo sono stata nel villaggio di Ando-Bedo, circa 60 km a nord della capitale, per partecipare ad un campo di volontariato organizzato dell’associazione Jeudev di Lomè, associazione partner locale dell’Afriaca. Il nostro compito era quello di partecipare alla costruzione di una scuola per il villaggio.

Certo è stata una bellissima soddisfazione fare i mattoni e veder crescere pian piano la nostra costruzione. All’inizio non c’era quasi niente e quando siamo andate via i muri perimetrali e i muri divisori erano sostanzialmente terminati. Si dovrà poi completare il tutto con il tetto.
Ma la cosa più bella è stata vivere nel villaggio, essere fianco a fianco con gli abitanti, vedere come è la loro vita. E soprattutto essere continuamente circondata dai bambini, che ti guardano con occhi puri, che colpiscono il cuore nel profondo. Non sono abituati a vedere la pelle chiara, ci osservano.

Questi bambini di bianchi non ne vedono sui giornali, perché non hanno giornali, e non ne vedono in televisione, perché non hanno la televisione, né la corrente elettrica.
I più piccoli addirittura piangono spaventati nel vederci. E come non capirli! Probabilmente sembriamo loro dei fantasmi. Quelli più grandi sono incuriositi: guardano le vene nelle braccia, che attraverso la pelle chiara sono visibili, guardavano i nei e chiedono cosa siano. Qualcuno mi conta anche le dita della mano. Sono proprio cinque anche le mie!

Nel villaggio non sei mai solo: un problema di una persona è un problema di tutti. Molto rapidamente mi sono abituata a questa nuova sensazione, e quegli sguardi, quegli occhi, quei sorrisi sono entrati profondamente nel mio cuore.
Insieme nei momenti liberi abbiamo ballato, cantato e giocato con i bambini. E’ stato bellissimo stare semplicemente vicino a loro, coccolarli, prenderli in braccio, tenerli per mano.  Giocano con nulla e qualunque oggetto è per loro una grande sorpresa e risorsa.

Una volta ho dato loro una copia del National Geographic che avevo portato con me, da leggere in viaggio. Un gruppetto di loro ha passato un’intera giornata a sfogliare quella rivista, a commentare tutte le illustrazioni, a chiedere cosa fosse questo e quello.

Il gruppo che ha lavorato al progetto di costruzione della scuola era costituito da Renè, Delali e Tanguy, dell’associazione Jeudev di Lomè, da Luca, volontario di Napoli, Benoit volontario francese, da Manuela e da me. Tutti noi alloggiavamo in una casa del villaggio.

Ogni giorno attraversavamo il villaggio per andare al cantiere. Molti ragazzi tessono a telaio delle sciarpe con colori molto vivaci. Tutti ci salutano, e ci invitano a scattar loro delle foto. Sì, il divertimento principale con noi è farsi immortalare in un’immagine, che poi mostriamo loro sullo schermo della fotocamera digitale. “Eye ma !” cioè “questo sono io!” dicono entusiasti i bambini in Ewe, la loro lingua.
La domenica partecipiamo alla messa ed è bello sentire i loro canti e vederli muovere al ritmo della musica. I bambini si voltano tutti verso di noi bianchi, che occupiamo una fra le ultime file. Non possono fare a meno di osservarci anche in chiesa e quelli con i quali c’è maggior confidenza, mostrano con orgoglio agli altri questo loro “privilegio”.

Ogni giorno mangiamo quanto per lo più Delali ci cucina: riso, pasta, cous cous al pomodoro, tonno, sardine e poi igname, specie di patate molto grandi, platani fritti, mais, arachidi. E come frutta ci sono banane, papaya, arance, ananas, cocco. Un paio di volte prepariamo noi la cena con qualcosa che avevamo portato dall’Italia.
Poi arriva il giorno in cui dobbiamo andare a Lomè e prepararci al ritorno.
Il mattino Manuela ed io facciamo il giro dei saluti dal capo villaggio e da altre autorità locali. Siamo commosse, e a stento riusciamo a dire qualche frase per ringraziare dell’accoglienza e della possibilità che ci è stata offerta di vivere insieme a loro. Il pensiero di separarci dai bambini è doloroso.
Aspettiamo la macchina che ci porterà nella capitale e salutiamo quegli sguardi che tanto ci hanno riempito il cuore.
Il caos di Lomè ci distrae un po’ da questo distacco, e andiamo al mercato a comprare qualche ricordo da portare con noi in Italia, anche se i ricordi più belli sono solo nel nostro cuore.

Il viaggio di Manuela Crippa

È fine giugno, non ho ancora deciso per le ferie, non ho molti giorni e nessuna voglia di fare il solito viaggio.
Daniela si ricorda della mail di Afriaca sui progetti in Togo per l’estate, aderisco con gioia: sono anni che medito un’esperienza simile.  L’unico dubbio è la tipologia del progetto: io non ho certo la prestanza fisica del muratore! Riusciremo a essere di qualche utilità?
Partiamo, le idee non sono chiarissime, ma non fa nulla. Ci troviamo immerse all’improvviso in un mondo diverso, fatto di cose essenziali; niente luce, niente acqua corrente, niente spazi privati; tutti insieme a condividere una nuova esperienza, volontari ed abitanti del villaggio.
Un’esperienza nata per caso che rimarrà una delle più belle della mia vita.
Alla fine qualcosa abbiamo fatto, siamo arrivati che non c’era quasi nulla e alla partenza i muri erano pronti; non potevamo quasi crederci neanche noi, in fondo di esperti del mestiere c’erano solo il maitre masson e suo figlio. Eppure i muri crescevano come per magia mentre io e Daniela facevamo i mattoni, o come scherzosamente dicevamo noi “le formine”. Certo non bisogna pensare ad un cantiere organizzato e ad un lavoro a ritmo serrato, bisognava fare i conti con la pioggia, con qualche pezzo mancante, con le capre e le galline che avevano l’irrefrenabile impulso di saltellare sui mattoni appena fatti (problema che ha fatto nascere una raffinata tecnica di barriera anticapra costituita da lamiere e rovi). Però anche le pause, le foto, i momenti in cui si stava lì solo per la presenza perché bisognava aspettare che fosse pronto l’impasto dei mattoni sembrava facessero parte del lavoro; si stava insieme comunque ed era giusto così. Nei cantieri africani ci sono sempre i due ruoli chi lavora e chi guarda e a modo loro sono importanti entrambi è comunque una condivisione, una sorta di supporto energetico.
Anche il tragitto dal villaggio al cantiere era una festa, cinque minuti di cammino che di solito diventavano 30, un po’ perché avevamo una spiccata propensione per perderci lungo la strada del ritorno e venivamo soccorse da qualche bambinetto, un po’ perché giorno dopo giorno si allungava la lista delle persone da salutare lungo il percorso.
Ogni tanto compariva qualche bambino curioso, rigorosamente scalzo, cosa ovviamente impensabile in un nostro cantiere; veniva per guardare questi starni ospiti pallidi che lavoravano, chiedeva una foto o una coccola o si univa a noi a portare qualche mattone.
E poi i bambini, tanti, sbucavano da ogni dove, c’erano sempre 20 paia di occhi (grandissimi) che ti guardavano curiosi e venti paia di manine in cerca di una coccola o semplicemente di un contatto, forse anche per il gusto di vedere la propria pelle scura sulla nostra chiara. Vivi mi veniva incontro tutte le mattine arrampicandosi in braccio per salutarmi (“in braccio” è una delle cose che ha imparato a dire in italiano oltre a “capra capra”).
Per loro abbiamo rispolverato i giochi perduti e le canzoni della nostra infanzia, è stato come tornare bambine; di solito ci si intendeva, anche se non parlavamo la stessa lingua. “L’ambulatorio sbucciature” è nato casualmente a metà soggiorno;  il cerotto pensato per noi europei, spiccava sulla pelle dei bimbi africani trasformandosi velocemente in uno “status simbol” e dando luogo a una serie di finte medicazioni.
Gli addii e i saluti formali con il capo villaggio sono stati uno dei momenti più difficili, era quasi impossibile ricacciare giù il groppo in gola; lascio ad Ando-Bedo un pezzetto del mio cuore e mi riporto in Italia i sorrisi e l’accoglienza della gente del villaggio e dei bambini.
Adesso ogni volta che apro un cassetto o un’anta dell’armadio, trovo una cosa che a me non è necessaria e che a loro servirebbe o semplicemente piacerebbe tanto avere, una maglietta, un gioco, un ninnolo, li metto da parte…. non si sa mai. 
Per le tue domande, ti puoi rivolgere direttamente a Manuela:  manu.crippa@tiscali.it

Il viaggio di Elisa Damiano

Altri due eventi belli, partiamo dal più bello, quello che mi ha scaldato il cuore, sono andata a trovare i miei due bimbi adottati a distanza tramite “Afriaca” un associazione che ha la sede principale a Milano ma di cui i responsabili sono togolesi, del quartiere della scuola, hanno studiato nella scuola e quindi conosco a fondo le problematiche della gente e dei bambini, il bello di questa associazione e che indagano sui bisogni dei vari bambini, sulla loro situazione familiare e in base a questo stilano una graduatoria in base ai bisogni effettivi e così possono pagare la retta scolastica, che per quanto sia pubblica c’è comunque, avere una divisa decente, i libri, i quaderni e tutto il necessario per poter frequentare la scuola.
Ho toccato con mano la presenza di questa associazione nella scuola, ed è realmente presente, tutti i ragazzini conosco il vice-presidente che è in togo ma anche il presidente che sta in italia, conoscono quello che fa l’associazione e ne sono immensamente felici. Quando sono arrivata nella scuola insieme a Jean e a Roger, vice-presidente e segretario, siamo andati nello studio di uno dei due direttori, ci siamo presentati e mi hanno raccontato qualcosa della scuola…
scuola enorme e  molto carina, bello spazio in cui i bambini possono giocare liberamente, 1000 bambini, 14 aule; sono entrata in classi di 100 e più studenti, naturalmente il record è della prima elementare 107 bambini..incredibile, bello anche vedere che ci sono moltissime bambine che frequentano e tutti sono iper educati e calorosi, ti accolgono a braccia aperte, sono meravigliosi i bimbi di qui, educati e gentili, dolci e simpatici, ogni volta in ogni classe, mi salutavano in coro e applaudivano,  mi guardavo intorno, in cerca di occhi, sorrisi e vi giuro che erano dappertutto occhi curiosi, contenti e sorrisi enormi..sinceri, bello emozionante…ogni classe lacrime di gioia che trattenevo a stento. Poi finalmente ho conosciuto i due bimbi, Kossi e Koffi  che a voi sembreranno quasi gli stessi nomi e invece sono completamente diversi, Kossi è nato di domenica, e così che gli ometti vengono chiamati se nascono di domenica, mentre Koffi dovrebbe essere nato di giovedì…
se non ricordo male. Kossi è quello più spigliato e vivace, adora giocare a calcio ma a scuola non è una cima , Koffi invece è silenzioso, ma ha un sorriso meraviglioso e degl’occhi vivaci che mettono allegria che trasmettono i sentimenti, lui non parla con la bocca, ma parla con gli occhi…davvero davvero strepitoso e naturalmente è molto bravo a scuola. Entrambi hanno fatto dei disegni e scritto una piccola letterina, in più Jean mi ha dato anche la pagella, già perché questa bellissima associazione ogni tre mesi ti manda a casa le pagelle, e se non fossi venuta in togo…era già pronta la busta, con disegno, letterina e pagella…finalmente un associazione che lavora bene, alla luce del sole, che addirittura una volta che decidi per l’adozione ti da il numero di tel della scuola in modo che puoi parlare con i bambini e con il maestro o il direttore per capire bene la situazione. Sono davvero felice di aver adottato a distanza questi due bimbi con questa associazione.

Dopo il tour delle classi ci siamo trovati tutti i ragazzi afriaca con i due direttori, Jean e Roger, foto di gruppo e intanto io che cercavo di rapire volti, sguardi e sorriso con la macchina fotografica, poi mentre stavo ritornando nell’ufficio del direttore tutti i bambini che nel frattempo erano usciti fuori dalle aule per l’intervallo mi sono venuti incontro, per abbracciarmi…un abbraccio collettivo..che bello voi non immaginate l’emozione..da brividi, felicità allo stato puro…amore allo stato puro…anche se quasi ho rischiato di cadere..ma che figata ragazzi, esperienza meravigliosa….presto andrò di nuovo per portare degli zaini e magari qualche libro che non sono mai abbastanza :)